Tempo di stime

Il maestro di vita migliore che puoi avere, sei tu stesso

Ogni momento è straordinario perché si crea dal nulla

e non assomiglia a nessuno di quelli che l’ha preceduto o lo seguirà.

Osho

Children resting

Che tu lo renda pubblico o no, al termine di ogni anno, un resoconto dentro di te lo fai, è inevitabile.

Io, per la verità, anche si mi trovo materialmente a scriverlo solo ora, avevo già iniziato a farlo poco prima della fine del 2016.

Ogni volta, quando con la mente mi ritrovo a riavvolgere gli avvenimenti dell’anno che giunge al termine, mi sorprendo nel prendere coscienza di quanta vita è stata “macinata”; fatta di obiettivi, sconfitte, vittorie, traguardi, rinunce, esperienze, parole, emozioni. Persone.

Proprio come i titoli di coda alla fine di un film, mi sorprendo nel constatare quanti contributi siano serviti per confezionare questa pellicola. Una sfilza di nomi infinita!

Si chiama Vita.

Mentre è lì che scorre, realizzi che alcuni dei contributors sono semplici comparse, mentre altri hanno avuto un ruolo decisivo, ma solo fino ad un certo punto; altri si sono introdotti in corsa d’opera; altri ancora, invece, continuano a restare una magnifica costante. Dico magnifica perché, se ci sono ancora, significa che abbiamo scelto, di comune accordo, di continuare ad esserci l’uno per l’altra e questo, ha un valore inestimabile.

Si chiamano Affetti.

Con ciò, non intendo dire che chi è stato di passaggio non abbia avuto importanza, anzi! La mia ancora giovane esperienza mi ha insegnato, e tutt’ora mi insegna, che certe comparsate possono sconvolgerti la vita, in ogni senso, nel bene e nel male!

Vuol dire Crescere.

Ciò che conta davvero è mantenere sempre una certa dose di distacco, forza e serenità per ritagliarsi del tempo e guardarsi alle spalle, fare una bella cernita e conservare tutto ciò che di utile ci è accaduto.

Significa, fare Esperienza.

I bei ricordi, le parole di un amico, le esperienze indimenticabili; sono tutti strumenti utilissimi da conservare e ficcarli nella propria “cassetta degli attrezzi speciali” – fatta non solo di competenze, determinazione, fatica – bensì anche di tenerezze, affetti, sorrisi, abbracci… perché tutto serve ad affrontare, al meglio, il nuovo che deve ancora venire.

Si chiama Forza.

Personalmente, ogni anno che passa, sento che questa mia cassetta degli attrezzi, pur essendo sempre più farcita di ricordi è anche più leggera. Ho imparato a mie spese, sia chiaro, a scegliere con cura quello da portarmi dietro. Inoltre, grazie ai tanti insegnamenti, sto diventando più forte.

Si chiama Consapevolezza.

Una cosa che mi stupisce, scoprendomi in controtendenza rispetto a molti, è che di anno in anno attendo sempre più con gioia il periodo delle festività, perché occasione per trascorrere del tempo con le persone che amo.

Ed è perchè le amo che desidero stare insieme a loro, non è un obbligo. Tutto ciò mi fa sentire  fortunata, e credo che un po’ sia anche merito mio, perché non le ho mai date per scontate. Ho sempre cercato di coltivare i rapporti in cui credo e, ad oggi, coloro che orbitano nella mia vita sono le persone che ho scelto e che concorrono al mio equilibrio.

Questa è la parte che preferisco. Si chiama Gratitudine.

Dunque ringrazio questo anno per tutto ciò che mi ha donato; per le persone che ho avuto occasione di incontrare e quelle che, per qualche motivo, sono uscite di scena pur continuando a vivere in me, perché  qualcosa di loro è entrato in circolo nel mio sangue.

Si chiama Amore.

Ringrazio Il Tempo – la cura più efficace – perchè aiuta a fornire nuove prospettive permettendoti di comprendere, profondamente, avvenimenti che prima valutavi negativamente e che ora osservo sotto un’altra luce.

Come ricordavo prima, ogni esperienza è occasione per trarre un insegnamento.

Spero di essere sempre in grado, anche in futuro, di saper riconoscere le grandi opportunità che spesso si celano dietro le sfide più grandi.

A voi tutti, buona vita!

Chi è il Boss? Io!

Se vuoi che intorno a te qualcosa migliori, migliora tu.

“Non importa quanto stretto sia il passaggio, quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima”

William Ernest Henley

Viaggio-della-Vita_01

Il 9 e 10 aprile, a Reggio Emilia, ho partecipato al corso di crescita personale, “Da zero a dieci”.

Aspettavo da settimane questa occasione e devo ringraziare Veronica, lei sa il perché! Le aspettative erano alte e sono state completamente soddisfatte, dunque grazie!

Sono stati due giorni molto impegnativi per un duplice motivo: primo per ragioni di tempo; infatti siamo rimasti in aula diverse ore lavorando sodo, e poi perché è stata una bella scossa emotiva.

Ho avuto occasione d conoscere molte persone, tre in particolare: Chiara, Marco e Roberto, i miei compagni di strada che, seppur per un brevissimo tratto, hanno giocato un ruolo molto importante.

In questi due giorni si sono affrontati tre temi fondamentali nella vita di un individuo: lavoro, salute, amore. Capite ora perché è stata tosta?

Due giorni in cui mi sono sentita costantemente esposta, come di fronte ad un specchio; uno specchio speciale che rifletteva il “me dentro”, fatto di sostanza organica ed emotiva, un radiografia su due livelli.

Le regole del gioco consistevano in questo: che accettassi la sfida ad espormi. Da quel momento sono partite le montagne russe!

Abbiamo affrontato il tema del lavoro, poi la salute – il benessere psicofisico– ed infine l’amore, inteso in senso ampio senza tralasciare quello, importantissimo, che nutriamo per noi stessi.

Come accennato prima, in questo viaggio, ho avuto tre compagni d’avventura; un piccolo gruppo chiamato per l’occasione CDA, un vero e proprio consiglio di amministrazione!

A turno, ognuno di noi vestiva i panni del Boss e gli altri le vesti di collaboratori, volti a fornire consigli e punti di vista costruttivi in merito alle decisioni che via via ci impegnavamo a prendere circa la nostra esistenza: impegnarci di più nel lavoro, iniziare a correre, oppure imparare a dimostrare l’affetto ai propri cari.

Ognuno di noi, da quel momento, prometteva di dare il meglio di sé. Punto!

Il quesito da risolvere durante questo insolito viaggio è stato: chi è il Boss della tua vita?.

Semplice. TU.

Solamente e unicamente TU.

Per rimanere nella metafora; sei tu ad essere il responsabile di un’azienda che porta il tuo nome.

Il tuo CDA- nella vita vera, quella di tutti i giorni-, sono le persone di cui scegli di circondarti e che, proporzionalmente al ruolo che decidi che abbiano all’interno della tua vita, la condizionano. Ergo, scegli bene!

La promessa che ho fatto al mio CDA è stata quella di impegnarmi ad essere più decisa nell’allontanare dalla mia vita le persone che non mi fanno stare bene….

E’, O NON E’, UNA DECISIONE DA BOSS QUESTA?!!

Io penso di si, anche se potrebbe sembrare ovvia. Ma non è così. Soprattutto se devi allontanare una persona che ami, a cui sei legato e che, malgrado tutto, non ti fa star bene.

Durante questo viaggio ho dato un senso nuovo alla parola CONDIZIONAMENTO. Ho sempre creduto che avesse un significato negativo, mentre invece ho imparato che, quando proviene dalle persone giuste, è una risorsa potentissima.

Circondarsi di persone ispirate ed appassionate, che giornalmente scelgono di essere ciò che sono, ponendosi obiettivi personali sempre nuovi, rappresenta una grande fonte di energia.  

Inoltre, ho dato parole nuove e più puntuali a pensieri che dentro di me avevo già elaborato; una di queste è,  ALLINEAMENTO. Una persona allineata è una persona vitale, energica, positiva; capace di affrontare le avversità della vita in modo utile e costruttivo, che non si lamenta, bensì agisce!

Inoltre, io aggiungo, la necessità che questo allineamento sussista anche con persone con le quali scegli di condividere un progetto di vita, perchè senza questo presupposto, non può nascere nulla di buono. Dunque scegli con cura  ed attenzione le persone con cui progetti la tua vita, se siete in sintonia -VERAMENTE- allora sarete una forza della natura!

Al termine di queste giornate ho capito che, un bravo Boss di se stesso:

/ Accetta di prendersi le proprie responsabilità.

/ Non rimanda le decisioni.

/ Affronta le sfide impegnandosi a dare il meglio di sè.

/ Guarda al futuro, non al passato.

/ Sa che una vita bene spesa è quella fatta di momenti che SCEGLIE e DECIDE di VIVERE, anche quando riguardano attimi apparentemente non decisivi, ma che nel loro piccolo concorrono enormemente, uno ad uno, a dare un senso di appagamento.

Dunque quando sei ad un bivio, scegli sempre la strada che ha il cuore, è un bussola infallibile. Non farti dominare dalla paura perché è l’ostacolo più grande alla luce che è dentro di te!

Durante questi due giorni ho imparato a rispondere ad un quesito molto importante:

…. Chi è il Boss?  IOOOOO!

2014-08-14 15.00.14

I’M THE BOSS!

 

 

Gli Stomp

Una tribù post-moderna

In ogni attività creativa, colui che crea si fonde con la propria materia,

che rappresenta il mondo che lo circonda.

Sia che il contadino coltivi il grano o il pittore dipinga un quadro,

in ogni tipo di lavoro creativo l’artefice e il suo oggetto diventano un’unica cosa:

l’uomo si unisce col mondo nel processo di creazione.

Erich Fromm

stomp-2Gli Stomp, sono un gruppo di artisti. Un nome dal suono onomatopeico che rievoca quello grave di un tonfo, uno sparo o qualcosa di simile. Un nome breve, diretto, deciso, proprio come l’espressione della loro arte.

Gli Stomp ti colpiscono con la stessa forza che riservano alla moltitudine di insoliti strumenti  che usano per comunicare con il pubblico di spettatori. E lo fanno con carattere, forza e vivacità!

E’ il linguaggio della giungla metropolitana, il cui valore sta nel contagio con altre culture, come quando si mescola ai caldi ritmi caraibici e sud americani. Una sorta di caleidoscopio musicale che ti sconvolge. Un rito tribale a cui sei chiamato a partecipare!

Ho visto personaggi insospettabili, scioglere l’iniziale compostezza, abbandonarsi ad timido movimento del capo o ad un leggero tamburellare delle mani sulle gambe. E poi ci sono quelli come me, che per poco non saltavano “in piedi sul divano”, come esorterebbe il buon Guido Meda!

Ragazzi che gara questi Stomp, che energia!

L’arte conferma la peculiare capacità di tradurre il nostro tempo. Il tempo in cui ogni ordine sociale risulta scardinato, in cui i percorsi culturali tradizionali sono da tempo sovvertiti. Lo spettacolo degli Stomp è infatti senza trama, senza personaggi e senza parole. Uno performance intermittente, la cui costante sta nel ritmo travolgente e contagioso!

Grazie a performance come queste, riscopri la magia dello sguardo fuori dall’ordinario, quello capace di offrirti un’infinità di modi d’interpretare il reale.

Gli Stomp, portano in scena il pensiero ecologico, valorizzando il tema del riuso e svelando così, la doppia anima delle cose. Assiti ad un gruppo colorito di musicisti che imbracciano scope, pentole, tubi di plastica, pneumatici e lavandini, utilizzandoli come veri e propri strumenti.

Grazie alla suggestione meravigliosa di un’interpretazione inedita degli oggetti, ritorni bambino, al tempo in cui, non sapendo nominare le cose del mondo, non potevi far altro che farne esperienza diretta: toccando, assaggiando, odorando. Quel modo speciale che hanno i bambini molto piccoli di di andare fuori dagli schemi e per cui un cucchiaio diventa una bacchetta magica, una scarpa un telefono e via di questo  passo…

Quella meravigliosa condizione di galleggiamento tra realtà e immaginazione!

Ancora una volta, grazie…!

Le parole utili, sono quelle delle Storie vere

La testimonianza di un Partigiano, per celebrare i 70 anni dalla Liberazione d’Italia

70°-anniversario-Liberazione

È passata circa una settimana dal 30 aprile scorso. E’ stata una serata insolitamente bella, di quelle emozionanti, a tratti commovente. Si, perché giovedì ho avuto l’occasione di ascoltare la testimonianza di una persona che ha vissuto un’esperienza di vita significativa, segnando profondamente la sua esistenza. Un uomo le cui scelte, insieme a quelle di migliaia di altri uomini e donne, hanno determinato le sorti del nostro paese; sto parlando di Valter Vallicelli, Partigiano.

Confesso che l’ingresso di Valter sul palco del Velvet, prima del concerto dei Modena City Ramblers, non è stato da subito coinvolgente: la voce bassa ed emozionata, sommata al brusio della platea, non hanno certo aiutato a creare quel  pathos che occasioni come queste meriterebbero; ma sono bastati pochi altri minuti affinché  il pubblico si rendesse conto che su quel palco, c’era un uomo che aveva un pezzo di storia che valeva la pena ascoltare.

Continuava ad esserci del vocio fastidioso che proveniva dall’ala più lontana della sala, quello delle persone che non si erano accorte di Valter, forse nemmeno immaginavano chi fosse quell’uomo di oltre 80 anni che tardava l’ingresso dei Modena. Ma non importa. Chi era in prossimità del palco, la maggioranza, aveva orecchie e cuore ben aperti. Li ho osservati. Un popolo di giovani immobili e vibranti. Si. Perché le parole di Valter non hanno dato scampo, sono arrivate decise dentro ognuno di noi.

Il suo racconto, è il nostro racconto. La sua storia è la nostra storia; quella dei nostri nonni. Io che i miei non li ho più aimè, ho avuto occasione di rammentare a me stessa, il potere suggestivo del racconto-testimonianza, quel diario di bordo orale che rappresenta un patrimonio di impareggiabile preziosità.

Ha parlato di incoscienza e coraggio, di speranza e paura; di impegno, passione, resistenza. Anche se noi giovani,  uomini e donne di questo tempo, non stiamo combattendo al fronte, le sue parole non sono suonate vane. Ho ascoltato il suo racconto, quel monito a resistere, riadattandolo a me stessa; a quella guerra che silenziosamente combatto ogni giorno. E sono certa di parlare a nome di molti miei coetanei. I tempi sono cambiati e anche se non stiamo combattendo una guerra come quella di Valter, lottiamo giornalmente per conquistarci con dignità e coraggio il nostro posto al mondo.

C’è stato un momento particolarmente toccante in cui è sembrato che Valter, prendendoci per mano e guardandoci dritto negli occhi, volesse incoraggiarci a continuare la nostra personale lotta.

Grazie Valter. In nome della vita, dei nostri sogni, inseme a te gridiamo: ora e sempre, Resistenza!

Il Tempo, niente di più prezioso!

“Nel corso della storia questa civiltà ha imparato

a misurare il tempo e a farne un bel tracciato

clessidre e meridiane no non posso sopportare

nessuno può fermarmi, se voglio rallentare” 

Punkreas, L’orologio 

rallentare

Periodo intenso, quest’ultimo.

Ho un po’ anzi, potrei azzardare, del tutto trascurato il tempo che solitamente dedico a me. E quando parlo del tempo che dedico a me, non mi riferisco al tempo per lo sport o per un’uscita con gli amici a fare baracca; intendo quel rapporto speciale, intimo e prezioso che riservo al dialogo con l’altra me, quella nascosta sotto la pelle. Quelle lunghe chiacchierate durante le quali riaffiorano sogni, speranze, ricordi, dubbi, interrogativi e ovviamente qualche paura.

In questi giorni un avvenimento mi ha fatto necessariamente rallentare e, rallentando, ho avuto molto tempo per pensare a quanto sto per scrivere.

Pensavo al privilegio di poter fermare il tempo.

Pensavo a questo blog, a questo pezzo di me che ho deciso di rendere pubblico e lo pensavo come ad un caro amico da lungo tempo trascurato. Ho percepito il forte desiderio di rivederlo, di rifrequentarlo; perché  mi rigenera e mi fa sentire bene. A conferma che il tempo che dedichiamo a noi stessi, così come lo intendo, è assolutamente prezioso.

Tutto ciò rappresenta un rallentamento magico, oltre che utile, per connettersi con la parte più profonda di noi. E’ un’occasione per dare definizione alla nostra vita, quella del presente, troppo spesso lasciata procedere per inerzia.

Questo, è il tempo in cui il mondo tutt’attorno come per incanto, sembra bloccarsi. Si ferma. Mentre il TUO tempo, quello biologico, quello scandito dai battiti del cuore e dagli innumerevoli pensieri prevale su tutto, offrendoti quella splendida sensazione di percezione autentica e sincera di te.

E’ fondamentale prendersi il proprio tempo per curare ciò che si ama fare, dedicandosi al nutrimento della propria parte spirituale. Alimentare le emozioni attraverso le quali dare nuovi slanci alle proprie ispirazioni troppo spesso sopite dalle incombenze del quotidiano. Detto altrimenti, non dobbiamo smettere di sognare, di progettare!

Fino a poco tempo fa sentivo il peso di questa esigenza, senza riuscire ad appagarla; una continua lotta con il desiderio sempre più urgente di tagliare fuori –temporaneamente- il resto del mondo e coltivare il mio micro-cosmo.

Non dovremmo mai perdere la capacità di dedicarci a noi, anche se non è sempre facile. Possiamo allenarci giorno dopo giorno, pezzettino dopo pezzettino a conquistare la nostra terra promessa, quella che ci spetta di diritto e che nulla e nessuno può espropriarci, né il lavoro, né chi ci sta intorno.

Siate sempre grati della bellezza che vi circonda e non perdete il ritmo del vostro tempo, e quando vi sembra sfuggirvi, sfoggiate il vostro sorriso migliore e persuadetelo a starvi accanto! 

Si chiama speranza

Se l’alimenti saprai sempre dove andare

 

“Quando si tratta di sogni, si può vacillare, ma l’unico modo per fallire è abbandonarli”

Cit. Alexander Grayson (Jonathan Rhys Meyers) , Dracula

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Sono stati giorni di grande attesa e il mio corpo ne ha risentito a dir poco.

Un disordinatissimo turbinio di emozioni sono confluite, come per incanto, nel mio stomaco con effetti, interessanti. Perdita di appetito, nausea, senso di vuoto cosmico, senso di pesantezza cosmica, mal di mare, mal d’auto, difficoltà respiratorie, blocco della digestione, stop!

Trepidante, pensierosa, euforica, abbattuta:  insomma un casino!

Per fortuna tale sofferenza non è stata vana.

La vita è un cerchio e ciò che scrissi tempo fa in un mio precedente post “La costruzione di te”, valeva allora come oggi.
Qualcosa ha avuto degli sviluppi, per fortuna; ma questo non importa.

Ciò che è importante è che non ho mai smesso di crederci.
Quella fiammella di Speranza a volte si è indebolita a causa di correnti non sempre favorevoli, ma ci tengo a sottolineare che non si è mai spenta, ha resistito anche alle mie lacrime, l’ho allenata ad essere imbattibile!

 

Italy in a Day: le voci e i volti di una Italia che si racconta

Un progetto collettivo dal grande valore sociale

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E’ stato presentato alla 71° Mostra del Cinema di Venezia il documentario fuori concorso di Gabriele Salvatores, Italy in a Day. Forse non tutti ricorderanno l’iniziativa omonima lanciata lo scorso autunno via tv e radio, in cui si invitava il pubblico a riprendere uno spaccato della propria vita durante le 24 ore del 26 ottobre. Ricordo di averla scoperta dopo aver consultato per la prima volta un palinsesto televisivo via smartphone invece che con il televideo..

Un progetto già precedentemente sperimentato dal titolo  Life in a Day,  opera collettiva sulla Gran Bretagna nata dall’impulso di Ridley Scott in qualità di produttore esecutivo e diretto da Kevin McDonald.  All’iniziativa straniera aderirono 13mila persone, mentre per la versione italiana, sono giunti  oltre 44.000 video per un totale di ben 2.200 ore di immagini.

“Non so se abbiamo riportato l’Italia reale”, racconta Salvatores durante la conferenza stampa a Lido di Venezia, “…quello che posso assicurare è che il materiale selezionato dalla mia troupe rispecchia in termini di proporzione, sentimenti ed emozioni”.

Italy in a Day uscirà nelle sale il 23 settembre prossimo e sono certa che sarà una sorpresa emozionante!

Io sono una delle migliaia di persone che hanno preso parte a questo progetto, spinta dalla necessità di sentirmi parte di un tutto, di una grande comunità: il popolo d’Italia. Italy in a Day ha dato voce a tutti coloro avessero l’esigenza di urlare al mondo: “Ci sono anche io. Anche se costretto ai margini, anche se arranco. Esisto. Amo. Sogno. Spero”.

Aderire al progetto ha significato riconoscere l’efficacia dell’espressione artistica, quale arma bianca, in grado di combattere simbolicamente ed efficacemente i timori che caratterizzano più che mai questa fase storica. La catarsi artistica conferma la sua efficacia nel far confluire i pensieri residui e dannosi verso binari innocui, scongiurando soluzioni che talvolta potrebbero spingere a tragiche conseguenze.

Io per prima descrissi la frustrante condizione di laureata senza lavoro certo, in un periodo in cui tutto sembrava remare contro. L’allora frattura, procuratami durante gli allenamenti, mi mise a dura prova limitando la mia libertà, oltre ad influenzare notevolmente il mio spirito.

Bè, per l’occasione raccolsi tutta la forza e la grinta possibili per trasmettere realisticamente; positività, fiducia e forza.

La forza è un concetto a me molto caro, perché sinonimo di salute. Ritengo che un corpo forte sia la dimora di uno spirito che non accetta l’arrendevolezza, facendo di se stesso la risorsa primaria su cui contare; per questo nel periodo di semi degenza continuai ad allenarmi adattando tutta la quotidianità a una nuova condizione: me con quel dannato gesso, appunto!

Come talvolta accade, la vita cela dietro le situazioni meno promettenti sorprese inaspettate. In quel periodo di significativo rallentamento della mia vita – solitamente caratterizzata da ritmi piuttosto sostenuti – scoprii gradualmente il piacere delle scorrere lento del tempo, godendo della compagnia e disponibilità degli affetti più cari. Un’altalena di emozioni contrastanti grazie alle quali – ora lo posso affermare – si sono accese nuove consapevolezze; prima fra tutte, che non sono wonder woman e che anche io mi spezzo! 🙂

Tornando a Italy in a Day, sapere che la riposta a questa iniziativa sia stata massiccia mi rincuora e alimenta ulteriormente quella segreta speranza che insieme possiamo cambiare le cose, e fin tanto che le donne e gli uomini di questo tormentato paese, avranno tempo e voglia di sperimentare il fantastico gioco dell’arte per progetti dal grande valore sociale come questo, vuol dire che non è finita e che proprio come è capitato a me, riportando l’esperienza personale su scala nazionale, anche in questo caso la sorte potrebbe sorprenderci, proprio come quei bellissimi goal al novantesimo!

 Dai Italia, ce la facciamo a rialzarci, dajè!

 

 

Quella Magia che chiamano scienza!

“Milioni di quelle cose piccole che si vedono qualche volta nel cielo. (…)

Quelle cose piccole e dorate che fanno fantasticare i poltroni.

Ma sono un uomo serio io! Non ho il tempo di fantasticare”

Il Piccolo Principe, Cap.XIII”

luna

Ore 3 del mattino. Sono sulla strada di casa in sella al mio motorino a godermi l’aria dolce di questa notte di piena estate reduce, stanca, dal lavoro del fine settimana.

Come sempre, mi tengo compagnia cantando e guardandomi attorno. La strada che devo percorrere ogni giorno da quando mi sono trasferita, passa vicino a meravigliosi campi di grano alla fine dei quali, si innalzano dolci colline puntellate di brillanti; sono le luci dei piccoli borghi del vicino entroterra, una delizia per gli occhi! Dopo il caos allucinato della fauna riccionese, la vista di tutto questo, equivale a una carezza.

Continuo a guidare, quando all’improvviso ecco svelarsi maestosa tra le fronde una mezzaluna gigante, rossa e seducente! Ogni volta che mi trovo di fronte ad un tale spettacolo naturale mi domando, non è forse Magia questa?!

In un attimo mi sembra di fluttuare nell’aria, completamente immersa in questo paesaggio immobile e parlante e mi ritrovo a fantasticare, immaginando di essere in un luogo incantato.

Mentre avanzo continuo a chiedermi, non è forse un magico mistero che grazie alla perfetta combinazione di elementi, la luna e le stelle risplendano al punto da rischiarare le serate più buie? O ai campi, di rilasciare un tale intenso profumo di pace e ai grilli di mitigare, con il loro verso, il silenzio profondo della notte?

E poi penso alla Terra, distante e sufficientemente vicina al sole da permetterne la vita. All’azzurro del mare. Al verde dei campi. Al bianco candido delle nuvole. Al frastuono eccitante e potente dei tuoni. Alla forza dei venti. Alla diversità delle centinaia di specie animali. Alla Vita e alle sue perfette imperfezioni!

Mi è sempre piaciuto credere che dopo il grande spettacolo del Big Bang, una mano provvidente e generosa abbia contribuito alla realizzazione di una tale, indescrivibile Bellezza.

I popoli del mondo hanno dato all’artefice di questo capolavoro una propria identità, un nome, un volto; altri ancora hanno elaborato e definito teorie scientifiche.

Qualunque sia la Verità, a nessuno è dato saperlo con certezza; quindi che male c’è a giocare con l’immaginazione e alleggerire la quotidianità con un pizzico di fantasia?! Abbandoniamoci di tanto in tanto sopra le stelle a goderci il bello che ci circonda come fossimo dei piccoli esploratori assetati di meraviglie.

Non c’è nulla di meglio che ritrovarsi sospesi nel Limbo Magico dell’inspiegabile; dell’impossibile che diventa possibile. E insieme a tutto ciò, sospendere anche il giudizio, l’osservare logico tipico dei grandi, gli adulti.

Non dimentichiamo di farlo, è il regalo più dolce che possiamo concederci…

… sognare ad occhi aperti!

Questione di resistenza

Come in una partita di pallone, oltre al favore del vento, servono schemi vincenti

 

giocore_a_calcio

Oggi è uno di quei giorni in cui senti la necessità di raccoglierti in una stanza  e insieme a te, raccogliere anche tutti i pezzetti di pensieri che ti martellano la testa da un pò.

Sembra che le risposte alle mie domande arrivino da più parti e nei modi più insoliti.

Una canzone,

il titolo di un libro,

una frase postata da un amico…

sembra che riescano a leggerti dentro, a intercettarti.

La cosa mi sorprende, a volte infastidisce anche e mi chiedo se tutti i miei interrogativi siano così comuni, banali…
Da qualche settimana il mio umore è acciaccato a causa di un evento che ho deciso di chiamare “sconfitta”; credevo di essere sul sentiero giusto ed invece eccomi di nuovo fuori strada.

Anche se conosco il famoso adagio, cambia le tue parole e cambierai la tua realtà, oggi non ho voglia di farlo. Oggi ho solo voglia di urlare e di pretendere che a cambiare per prima sia quella dannata realtà, quella con la quale mi imbatto ogni giorno cercando di eluderla, di confonderla.

Oggi scrivo perchè la sollecitazione più puntuale è arrivata da una canzone a me molto cara; una canzone che se interpretata metaforicamente, rende l’idea di come mi sento; parlo di “Una vita da mediano” di Liga:

una vita da mediano
a recuperar palloni
nato senza i piedi buoni
lavorare sui polmoni
una vita da mediano
con dei compiti precisi
a coprire certe zone
a giocare generosi
lì, sempre lì
lì nel mezzo
finchè ce n’hai stai lì
stai lì…

Proprio così. Mi sento sempre dannatamente lì. Nel mezzo. Sospesa, a pochi metri dall’obiettivo, incapace di valorizzare il mio potenziale al punto di dubitare, io per prima, delle mie capacità.

Mi ritrovo ancora a correre, tentando a fatica di raccogliere tutta l’energia e l’ispirazione possibili per distogliere l’attenzione dall’affanno e concentrarmi ancora  sulle gambe, forzandomi a mantenere il ritmo e la rotta verso il mio obiettivo; con i sensori attivi, pronta a “passare la palla a chi finalizza il gioco”, loccasione buona a sferrare il calcio decisivo.

E’ esattamente come una partita di pallone. Oltre al vento favorevole servono anche strategie di gioco vincenti, perciò non voglio trovare scuse; so perfettamente che per cogliere l’occasione giusta, come ricordavo nel mio precedente post “Allenarsi alla vita”, è necessario farsi trovare pronto dunque,  testa bassa e maniche rimboccate!!

Dal canto mio, ringrazio il cielo per avermi dato gambe lunghe e una buona dose di caparbietà!

Per il resto, riconosco a queste occasioni la capacità di farmi rallentare e comprendere l’importanza di avere delle persone meravigliose intorno, capaci di addolcire l’amaro con il loro sorriso e scaldarmi il cuore con un abbraccio.

E a chi come me a volte si sente così, voglio incitarli con un carichissimo…

…KEEP YOUR RUN!!

 

 

 

Allenarsi alla vita

Non bastano gambe e fiato, serve Ispirazione

Sono stati tanti gli step importanti in questi ultimi due anni e mezzo della mia vita; potrei definirli iniziatici. Piccole grandi sfide che hanno segnato ufficialmente il mio ingresso alla vita di adulta.

Gara_nuoto_FIN-marzo-13

Potrei dire, usando la metafora del nuoto, che ci sono state molte partenze dal blocco! A volte i risultati sono stati buoni, altri invece meno.

Ciò nonostante ho cercato, con tutte le mie forze, di tenere duro e continuare ad “allenarmi” per farmi trovare al meglio di fronte a tutte le sfide successive!

Ricordo ancora in modo vivido i giorni in cui,  percepivo il corpo pervaso dal siero magico e potentissimo del Yes You Can rientrando in Italia, dopo alcuni mesi trascorsi a New York.

E’ stato un periodo indimenticabile, con la testa e il cuore colmi di ricordi e suggestioni del sogno americano.

Dopo qualche mese Italia, aimè, ho dovuto fare i conti con le contingenze della vita di tutti i giorni e qui, del sogno americano, ho trovato ben poco!

Ho iniziato ad affacciarmi timidamente al mondo del lavoro, con tutte le difficoltà legate all’incertezza che contraddistingue il nostro periodo storico.

Esperienze che cominciano e poi, nel breve tempo, finiscono.

Come fossi  un cercatore d’oro, sondi il terreno per capire in quale punto di questa sterminata terra, cominciare a scavare.

Cercare.

Resistere.

Ogni volta mantenendo nervi saldi e Cuore.

 Si, Cuore. La Passione non deve mai venire meno.

L’essere ispirati ogni volta che si compie un passo, è fondamentale. Le nostre aspirazioni, rappresentano serbatoi di energia preziosissimi, indispensabili per resistere.

Siamo una generazione di lottatori moderni che impugnano armi digitali, ma siamo individui fatti di sangue e sogni, scienza e poesia, cervello e cuore.

Tenacemente lottiamo per raggiungere i nostri obiettivi, i nostri sogni. Ci alleniamo con dedizione ogni giorno, per affinare le capacità di adattamento alla mutevolezza del nostro tempo, ai cambi di ritmo, a nuovi inizi, al lavoro intermittente, alle ripartenze, alle promesse disattese, alle speranze deluse…

Io appartengo a quella minoranza che crede che la Poesia sia la vera forza che fa muovere il mondo; nell’Arte, quale fonte inesauribile di vitalità in cui risiede la Follia.

La Follia di chi continua a difendere i propri sogni, senza fermarsi. Quella pazzia che, come sosteneva Erasmo da Rotterdam nel suo “Elogio alla Follia”, rende sopportabili le meschinità della vita.

Quella grazie alla quale, nonostante le piccole sconfitte quotidiane, ti fa volgere lo sguardo al cielo, fin sopra le stelle.

E’ proprio grazie a quella dose di pazzia che, durante una serata tersa di qualche mese fa, ho promesso alla luna che continuerò a dare sempre il meglio di me stessa, sempre!

Sono in tempi come questi che impari a dare, e dare ancora…